INFERNO E PARADISO

di Silvia Falugiani

Piove. All’improvviso. Dal cielo plumbeo cade una quantità di pioggia impressionante. Lo fa ogni giorno, così senza avvertire. Seduta ad un tavolo appiccicoso consumo la mia colazione: scrambled egg e caffè. La via polverosa si anima e in un attimo la polvere si trasforma in fango. I bambini fanno la doccia sotto una grondaia che scroscia acqua senza posa. I fili precari della luce si allungano come ragnatele fino a toccare terra. Tutto può saltare in aria da un secondo all’altro. Ma non succede. La gente vive ai bordi della strada, dorme nella terra bagnata dal monsone, si lava sotto il monsone. Le case sono più simili a rovine, per chi è più fortunato, per gli altri è un telo di plastica. In questo paese basta stare immobili e lasciare che le immagini scorrano come fotogrammi attraverso gli occhi, attraverso ogni senso. Colori che si affollano. Odori sconosciuti che entrano nell’anima e non se ne andranno mai più. Immagini che si imprimono come in una scena di un film. Ma questa è la vita vera. Basta stare immobili e osservare. Il monsone è acqua Santa che scende dal cielo da benedire e maledire che si mescola ad ogni sorta di colori e odori. Per strada passa tutto ciò che non si può immaginare né descrivere. Solo vedere con gli occhi distaccati per non ferire l’anima, per non impazzire, per ricordare una volta tornati a casa, ed accorgersi che non sarai più la stessa persona di prima.

Poi tutto finisce. La pioggia cessa improvvisamente di cadere. Il sole splende nuovamente sotto una coltre spessa di nubi, sotto lo stesso cielo plumbeo. Il caldo appiccicoso non permette di respirare, l’odore di umidità è insopportabile. Continuo ad osservare ed è subito uno svolazzo di sari colorati, suoni incessanti di clacson, brusio continuo in lingue sconosciute, urla, persone e animali in mezzo di strada, vecchi che sembrano crollare sotto i pedali dei loro risciò, turbanti multicolore attorcigliati sulle teste di uomini baffuti, la musica dolce di un flauto che pare stonato in mezzo al tutto. Ogni istante è una follia inimmaginabile. Una giornata passata seduta in un piccolo bar pieno di insetti e di sporcizia, dove si mostra lo spettacolo infinito della vita. Di mille vite diverse.

Ci sono viaggi che entrano sotto la pelle e non se ne vanno più. Ci sono viaggi che passano attraverso gli occhi, attraversano i sensi. Impossibili da descrivere con le parole. L’India è un viaggio indimenticabile e un viaggio terribile. Gli occhi non ce la fanno ad assorbire tutto, a cogliere ogni dettaglio. Non ce la fanno a vedere. L’india è l’altra metà del mondo che vive il suo presente legato strettamente ad un passato che lentamente si adegua al futuro. In India c’è un’altra dimensione, e poi un’altra ancora all’infinito. Inferno e un attimo dopo il paradiso.