LA MIA BOLIVIA

di Silvia Biagioni

Rielaborando quelli che oramai sono già ricordi, la sensazione più speciale è stata quella provata nel Salar de Uyuni. Più speciale perché molto intima e introspettiva. Il Salar è un luogo magico apparentemente identico a sé stesso, uno spazio infinito dove si ha la sensazione che il tempo non esista. Si è come sospesi in questo bianco accecante circondati da un silenzio assordante. Riesci a sentire la solitudine, quella bella, quella che ti fa percepire chi sei e l’integrità del tuo essere. È stato bellissimo stare sdraiati in questa sorta di limbo dove il sale ghiacciato dietro la schiena è compensato dal furore del sole sulla faccia. Appena hai freddo ti concentri sul calore che viene dall’alto, appena hai la sensazione che il sole ti bruci, sposti l’attenzione sul freddo che una parte del tuo corpo sta provando. È stato bellissimo starsene abbandonati in questo gioco di equilibri e bilanciamenti, a cercare di carpire quanta più energia possibile.
Non dimenticherò mai questo luogo e come mi ha fatto sentire. Era come stare distesi su una gigantesca pagina bianca, dove tutto è possibile, dove puoi iniziare a scrivere una nuova storia se vuoi, dove puoi decidere i dettagli del tuo percorso futuro, dove senti che puoi fare tutto ciò che vuoi. Dipende solo da te. Si prova anche un po’ di sperdimento a stare distesi su una gigantesca pagina bianca, ed ecco di nuovo il gioco di equilibri e bilanciamenti: la paura che fa spazio alla fiducia e via così in una danza di emozioni contrastanti e bellissime che ti fanno sentire viva.

Il momento magico è stato interrotto da Gherardo, uno degli autisti ribattezzato “Spielberg” per la sua propensione entusiastica a scattare foto e realizzare video dando precise indicazioni registiche. “Posso farti un video?” Io non riesco a dire di no e lui gira. Nel senso che mi gira letteralmente intorno. L’incantesimo è spezzato, mi scappa da ridere, improvvisamente mi sento una sul letto autoptico in attesa dell’anatomopatologo!